martedì 21 maggio 2013

LA CONSAPEVOLEZZA DEL MARINAIO

A volte passiamo troppo tempo a preoccuparci delle convenzioni, del dover essere, di tutto quello che le apparenti rassicuranti scadenze temporali del senso comune ci propinano. E se questa davvero fosse la chiave dell'esistenza sarebbe tutto semplice se seguissimo ciò che il senso comune ci disse essere la sequenza giusta di probabilità che fa si che se ti laurei nei tempi giusti, trovi un lavoro ad una certa età, condividi la tua vita con la persona che secondo la scala delle possibilità è quella "da manuale" per te...ebbene si, se seguiamo la ricetta e rendiamo conto a tutti coloro che sono i custodi del dover essere...abbiamo le stesse identiche possibilità di chi non fa niente di tutto ciò....di andare incontro al naufragio.
Chi si muove nell’incertezza della vita è come un esperto marinaio che, in mezzo all’oceano, cerca di prevedere e programmare le proprie azioni sulla base delle condizioni del mare in quel momento. Deve prevedere l’insorgere di imprevisti e prepararsi ad affrontarli confidando solo sulla sua “consapevolezza operativa”, non sul controllo assoluto degli eventi. Non solo egli non conosce e non può conoscere né la profonda verità del mare né tantomeno il perché dei suoi mutamenti. Eppure con questa sua conoscenza limitata al “come fare” attraversa gli oceani e fronteggia le tempeste adattando sempre il suo agire all’evolversi degli eventi.
L’esperto marinaio lascia che i pensieri seguano l’umore del vento e il ritmo delle onde e si abbandona, nel suo viaggio interiore a incontri e solitudini, al bisogno di libertà dal superfluo , dai condizionamenti e dalle convenzioni. Conquista la capacità di sentirsi libero, legato al presente e all’essenziale, la felicità di superare i propri limiti per se stesso, senza altro testimone che il mare.
L’esperto marinaio non ha paura di quei pensieri che penetrano a poco a poco dentro con il loro invito a salpare, a seguire il sogno con umile realismo, imparando a procedere anche a navigazione stimata, a navigare a vista accettando di vivere, come sul mare, nell’incertezza, lasciando che l’inspiegabile resti inspiegato, comprendendo che, a volte, è questa l’unica risposta alla complessità dei problemi umani.



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