venerdì 28 giugno 2013

QUANDO LA POESIA COLORA LA PITTURA DA GIOVEDI 4 LUGLIO LA MOSTRA A PRATO



La prima mostra di quella che sarà una serie di appuntamenti itineranti si terrà a Prato dal 4 luglio al 4 settembre presso il Bar le Bigonge, centralissimo locale  del centro che, nelle sere d’estate  è meta di molti pratesi e non.
Il progetto nasce dall’incontro tra le poesie di Leonardo Manetti e la pittura di Claudia Cavaliere  e la mostra vedrà in esposizione quadri in tecnica mista con le poesie scritte sopra, in una danza di parole e colori che si fondono.
L’arte  diventa un luogo che è quasi un concetto sociale , un luogo anche socializzante  se vogliamo. Il luogo in cui non importa quale sia la forma di arte scelta, ma è l’incontro fra persone che condividono un modo di essere a creare qualcosa di speciale. Sociale  e socializzante perché poesia e pittura si affacciano anche nei luoghi non convenzionali. Le poesie di Leonardo sono racchiuse in un bellissimo libro, appena uscito, dal Titolo “sChianti” edito da “Tempo al Libro” che accoglie i lettori nelle librerie, i  quadri  di Claudia sono ad attendere  i visitatori in alcune gallerie d’arte dislocate fra Parigi, Roma, Cremona, Lucca…
Con questo progetto Leonardo e Claudia vogliono  far uscire i libri e i quadri dai luoghi a loro destinati per definizione  e portare  parole e colori incontro alle persone e, in questa prima occasione intorno a quadri e poesie  nei momenti conviviali vorrebbero raccogliere  le loro “tribù” ma anche  persone nuove che forse incontreranno per caso le loro parole e i loro colori e magari, questa è la speranza, in qualche modo ne saranno arricchiti e, certamente, in qualche modo arricchiranno il poeta e la pittrice..
La frase di Leonardo che fa da guida alla mostra è quella che ne definisce il senso e lo spirito “La massima espressione dell’amore e della felicità è la condivisione”.
L’inaugurazione della mostra si terrà giovedì 4 luglio presso il Bar Le Bigonge in Piazza Buonamici a Prato  a partire dalle ore 18 e 30.
 La serata inizierà con la presentazione del libro di Leonardo “Schianti” e proseguirà  con un aperitivo. La serata sarà inserita nei giovedì del centro che vedono Prato sempre affollata di voci e colori.
All’interno della mostra Leonardo e Claudia si sono trovati subito d’accordo nell’inserire un tema importante. L’incontro con l’associazione “365 giorni al femminile”, che si occupa di violenza alle donne e di condizione femminile,  ha dato lo spunto per inserire tra i quadri “Adelina”. “Adelina” è una delle ultime, bellissime poesie di Leonardo, Claudia l’ha  dipinta su un quadro speciale che sarà in mostra a Prato e che poi sarà messo all’asta per donare l’intero ricavato  all’associazione.
Mi sembra molto bello –dice Claudia- che questa idea nasca dalla condivisione di un’opera dipinta da una donna sulle parole scritte da un uomo che tocca il tema con grande profondità e sensibilità.  E’ un piccolo contributo anche alla sensibilizzazione e alla cultura  sulle politiche di genere che il nostro gioioso fare ci permette di dare.”

E continua: “Le cose a 4 mani sono spesso complicate, a volte sembra difficile interpretare con un’immagine le parole che sono nella testa e nel cuore di un’altra persona  che magari le avrebbe volute rappresentate diversamente. Eppure in questo caso è stato tutto molto facile.”
Si capisce allora che forse quello dell’oggetto dell’arte è un finto problema…. Non importa se un pittore dipinge astratto o figurativo, non importa se un poeta parla di amore o della sua terra, forse ciò che colpisce e che arriva al cuore è il riconoscere un pittore o un poeta dalla sua “calligrafia artistica” che è poi una “calligrafia del sentire”.
Ecco, forse per questo è facile….
“La prima volta che ho pensato di dipingere le poesie di Leonardo mi sono detta che nelle sue poesie c’è la terra, ma c’è anche l’orizzonte, le radici e il sogno. Mi dico spesso che nei miei quadri le radici coincidono con il sogno….forse per questo sono spesso fiori e alberi?”
Ecco come Leonardo racconta il progetto:
“L'incontro di arti diverse rende ancora più bella l'arte, soprattutto per l'emozione che si amplifica. Le mie parole grazie alla pittura, hanno preso maggiore forma, corpo e movimento. Leggere una poesia scritta in solitudine é immaginazione, guardare un quadro ad una mostra é sogno...guardare e leggere un quadro colorato dalla poesia é immaginazione, sogno e Amore.”
E ci dice ancora Leonardo:
“Le mie poesie sono molto descrittive ma la fusione con la pittura di Claudia le ha rese vive, e l'Amore delle parole si trasmette da tutte le parti del corpo e arriva al cuore prima. Le parole e i colori si intrecciano in un tutt'uno, un vortice di danza che ti prende e ti rapisce.”
Ad impreziosire la condivisione, il 4 luglio all’inaugurazione sarà presente il pittore Alessandro Matta, l’autore della copertina del libro di Leonardo. La riproduzione stampa del quadro che ha ispirato la copertina, “Teste fra le nuvole”, sarà presente durante l’intera mostra. Alessandro è un pittore elbano che vive a Firenze e sta ottenendo con la sua pittura numerosi riconoscimenti e grande consenso. I suoi ultimi successi, ha vinto il Premio Tiziano 2012, La Percezione Psicologica con l’opera “Lo sai che non chiama” nella categoria - Arte Nigrescente la realtà psicologica – e parteciperà alla IX edizione della Biennale di Firenze che si terrà dal 30 novembre all 8 dicembre 2013 alla Fortezza da Basso.
E nell’incontro fra arti non poteva mancare il teatro, sarà Fabio Tosi, attore della Compagnia Teatrale Sganzisgatto e impegnato in numerose attività teatrali, a regalare la sua interpretazione delle parole di Leonardo leggendo per gli ospiti le poesie.

Il bar le Bigonge è aperto tutti i giorni.
Il libro “sChianti” edito da “Tempo al libro” sarà in distribuzione alla Libreria Mondadori in Via Guizzelmi 13\15.


Il poeta:  
Leonardo Manetti è nato a Firenze, laureatosi in viticultura ed enologia, è imprenditore agricolo. Poeta e attore di teatro.
Ha partecipato a diversi concorsi e rassegne di poesia ottenendo numerosi riconoscimenti.
Ha pubblicato con la casa editrice Da Tempo al Libro di Mauro Gurioli,” sChianti”, una raccolta di 30 poesie che ripercorrono il viaggio delle due tappe più dolorose ma allo stesso tempo gioiose della sua vita, un Incidente e l'Amore.

La pittrice:
Claudia Cavaliere è nata a Latina e vive a Prato. Laureata in psicologia, si occupa di mental coaching per lo sport e per lo sviluppo personale, oltre che di formazione aziendale. Autrice del libro “Rugby, dal campo all’azienda. Oltre il semplice fare squadra”. Edito da Guerini & associati.
Dipinge e scolpisce dal 2004, ha partecipato a numerose mostre collettive e realizzato diverse mostre personali tra le quali: "Il colore dei pensieri", "L'abito di cristallo", "Paris" "Incontrarsi". Nel 2006 si e' aggiudicata il premio Pegaso della Regione Toscana per le arti visive. Attualmente i suoi quadri sono esposti in permanenza in alcune gallerie d'arte a Parigi, Roma, Cremona, Lucca e Pietrasanta.

Leonardo Manetti: www.chiantipoesia.blogspot.it
www.leonardomanetti.it
www.laborsport.com
                              
Tel. 3294055980




sabato 22 giugno 2013

Semplice...

Sarebbe semplice....senza tutte quelle sovrastrutture che la nostra cultura ci impone.
Qualcuno ha provato ad essere una persona che nelle relazioni umane dice le cose esattamente per quelle che sono?
Molti di noi dichiarano di volere dagli altri sincerità, ma spesso confondiamo la sincerità con altro, ovvero non :"sii sincero con me" bensì: "dimmi ciò che voglio sentirmi dire".
La mente umana vive di paradossi e questo è un dato di fatto e così anche la realtà per quella che è non è sempre cosa così gradita, nonostante molti dichiarino che è ciò che desiderano!
Non sopporto le persone che devono catalogare tutto per aggrapparsi ad un'apparente sicurezza, che non è poi garanzia di felicità anzi, e così quando conoscono qualcuno devono subito domandarsi in che cassetto dei rapporti sta l'altro: collega, amica, amico, fidanzato, fidanzata occhessoio.
Catalogare le cose prima che nascano è il miglior modo per non farle neanche vivere.
Faccio la pittrice non a caso e so che la vita è fatta di sfumature, di mille sfumature e i colori non mi sembrano mai abbastanza per esprimere ciò che vorrei. Ma mi occupo anche di relazioni umane e so che c'è molta differenza fra sfumare armoniosamente colori su una tela e pacciugare buttando incautamente colori a caso senza una polvere magica che li sfuma.  E allora per dare alle armoniose e ricche sfumature la possibilità di esistere c'è, talvolta bisogno di un..."o è bianco o è nero". Ed è il bianco e il nero della cornice, della regola entro la quale alcune cose sono estremamente chiare e trasparenti in ciò che un rapporto fra persone è o non è, nel decidere e dichiarare ciò che si vuole e ciò che non si vuole. Si perchè non siamo nel mondo di Mary Poppins e  a chi si vuole bene si fa del bene dicendogli le cose come sono e non con un ipocrita "basta un poco di zucchero e la pillola va giù"...ah...premetto che non ce l'ho con Mary Poppins, anzi mi piace un sacco, soprattutto per quella borsa con cui va in giro...piena di cose...più o meno come la mia!
All'interno di questa cornice netta che si staglia contro il cielo e definisce le regole del rispetto, allora si che lì dentro le sfumature sono il sale della vita e le cose possono essere vissute per come sono, in tutto il loro stupore, in tutto il loro non essere necessariamente ciò che è già stato, ma anche storie che il mondo ancora non ha visto.
Senza questo assoluto del "o è bianco o è nero" spesso le sfumature sono solo la debolezza di chi non sa cosa vuole, diventano paravento, confusione, indecisione, ambiguità e ambivalenza
"E' bianco o è nero" non è un confine, bensì una porta verso insondate e inesplorate possibilità...


lunedì 17 giugno 2013

il sesto senso non sbaglia!

Non c'è niente da fare...il sesto senso è come i fantasmi! Tutti ne parlano e nessuno l'ha mai visto.
Eppure, che ci piaccia o no è una guida intelligente. Si sente qualcosa e raramente si sbaglia...gli indizi ci portano lì, ma cercano di convincerci che non è così, che ci stiamo sbagliando...poi spesso a distanza di tempo ci si rende conto...che era veramente così.
Siamo abituati a trattare con il pensiero logico anche i sentimenti che, ahimè o per fortuna, di logico non hanno proprio niente.
Se pensate che essere se stessi sia facile sempre e comunque...provate!
Essere se stessi e diventare ciò per cui siamo venuti al mondo è un lavoro quotidiano, talvolta contro tutti, talvolta anche contro la nostra volontà.
Talvolta vanno più di moda e sono più rassicuranti le fatue rose di serra che non le forti e variegate piante selvatiche.
Eppure basterebbe guardare la realtà dei fatti.
Se qualcosa non ti torna.....probabilmente è meglio seguire il proprio sesto senso, se una persona non passa il suo tempo con te non vuole dire che non ha tempo, che ha mille cose da fare...vuol dire che semplicemente non ha voglia di stare con te.  Ci sono persone che stanno con noi solo perchè se no perderebbero qualche opportunità..........ci sono persone che non mantengono ciò che dicono, semplicemente perchè il rispetto è meno importante di ciò che di meglio trovano da fare strada facendo...
Se dici cose belle e dall'altra parte ricevi solo un "dille pure" e non un "anch'io"....se....se il tuo sesto senso ti dice che non è come te la raccontano....ma perchè stare lì?
vedere la realtà e le persone per quelle che sono realmente...è la forma più grande di libertà.
Chi ha detto che i sensi sono cinque? Ce n'e' un sesto....forse anche un settimo.....fidarsi di ciò che si sente significa fidarsi di se stessi...e al di là di tutte le congetture sul pensiero positivo.questo è il vero primo pilastro dell'autostima!

domenica 9 giugno 2013

CI HANNO DETTO CHE...MA CHI CE LO HA DETTO?

Si parla sempre più spesso di condizione femminile. Oggi riflettendo su questo la lista degli stereotipi e del buon senso allo stato brado che producono danni culturali mi si è presentata di colpo davanti e così, viaggiando in treno, ho scritto parte di ciò che, alle donne in generale ogni tanto viene detto, come se tutto ciò fosse parte di una realtà data, parafrasando Berger & Luckman, di una costruzione sociale della realtà fatta di convenzioni la quale però, ahimè, spesso viene percepita come una realtà oggettiva e incontrovertibile. tanti piccoli "ci hanno detto che..." contribuiscono alla spesso scarsa autostima femminile....
chissà in quanti di quelli che sono venuti in mente a me ci riconosciamo...
Ci hanno detto che...il lavoro dev'essere per forza un pò noioso e se troviamo un amore per forza finirà.
Ci hanno detto che...se sei seriosa e acida sei più autorevole che se sei sorridente.
Ci hanno detto che...invecchiando un uomo migliora e invecchiando una donna...invecchia e basta!!!!
Ci hanno detto che...per essere belle e attraenti dobbiamo necessariamente arrampicarci su tacchi per talune di noi impraticabili e infilarci in improbabili tubini che non starebbero bene neanche a Audrey Hepburn nel pieno della forma! 
Ci hanno detto che...se una donna è troppo intelligente gli uomini si spaventano e scappano.
Ci hanno detto che...dobbiamo prendere atto del fatto che "l'uomo è cacciatore".
Ci hanno detto che...tanto lo fanno tutti...
Ci hanno detto che...se esprimi i tuoi sentimenti, per bene che ti vada ti sentirai dire qualche originalità del tipo "cara ti vedo troppo presa e non vorrei prima o poi che tu soffrissi per me".
Ci hanno detto che...siccome abbiamo voluto la parità...la galanteria è morta e le buone maniere la stanno seguendo a ruota.
Ci hanno detto che...una donna single è una sfigata e certamente starà cercando marito, mentre un uomo single è un ganzo.
Ci hanno detto che...di fronte all'evidenza "cara ti sbagli", "non è come credi", "non hai capito".
Ci hanno detto che...l'indipendenza assoluta sarebbe stata la panacea di tutti i mali, mentre forse sarebbe stato meglio dare la possibilità di essere se stesse.
Ci hanno detto che...con tutto quello che succede nel mondo...non vorrai mica essere esuberante e sorridente vero???????

Ci hanno detto....eppure basterebbe chiedersi ogni tanto...ma chi ce lo ha detto? Non credo che esista un dio del finto buonsenso, delle convenzioni che annientano l'identità e l'autostima delle persone...
Invece di tanti corsi di autostima...talvolta basterebbe un semplice "ma chissenefrega!!!!!"

martedì 4 giugno 2013

COME FRAMMENTI DI UNO SPECCHIO...

Lo specchio è lo spazio magico delle combinazioni complesse.
I frammenti dello specchio, lo specchio stesso rappresentano il simbolismo della nostra identità e della nostra stessa vita.
Lo specchio ci parla dei problemi della simmetria, della logica, dei mondi possibili, della mitologia.
Secondo la concezione psicoanalitica di Lacan lo “stadio dello specchio” è una specifica tappa evolutiva nel cammino che conduce l’uomo alla presa di coscienza del proprio corpo. Lo specchio quindi come elemento di autoidentificazione.
E per Alice, nel romanzo di Lewis Carroll “Attraverso lo specchio”, il mondo dello specchio e Alice sono il mondo in cui si crea la nostra logica di senso. E’ il mondo in cui ci sono le cose e gli stati di cose e il senso è il senso del pensiero in superficie. E’ lo spazio in cui si ricompone  la dicotomia, che sempre ci accompagna, fra spazio interno e spazio esterno.
Noi siamo l’idea di un qualcosa sempre in movimento, siamo un circolo in cui i contrari non possono per forza venire meno. C’è un momento in cui metaforicamente ci fermiamo un attimo e, guardandoci nello specchio, l’anima si “riconosce” nel suo continuo divenire e nella comprensione del nostro essere troviamo la conquista della nostra libertà. Ogni frammento dello specchio ci rimanda un frammento di noi ed è nel gioco di specchi che si ricompone la coincidenza degli opposti.
Ma quand’è quel momento in cui ci riconosciamo nello specchio? Quand’è che, guardandoci nello specchio ci diciamo “hei! Ma quello sono proprio io!” Quand’è che i pezzi, i frammenti dello specchio che ci rimanda sfaccettature e pezzi sconnessi di noi, si ricompongono?
Forse è il momento in cui capiamo qual è il “senso” del nostro cammino, afferriamo la compiutezza della strada che stiamo percorrendo e allora, guardandoci nello specchio ci riconosciamo. Attribuiamo un senso al nostro “viaggio”, al nostro “vagabondare” nel mondo e nella nostra identità.
E, a proposito di questo viaggio ecco cosa racconta Herman Hesse parlando di Boccadoro: “Dal viaggio era tornato un vecchio molto stanco e diventato un poco ottuso, un uomo sparuto, che non faceva certo bella figura, e tuttavia non gli era affatto antipatico, anzi gli piaceva, aveva nel volto qualcosa che il bel Boccadoro di un tempo non aveva avuto, in tutta quella stanchezza e decadenza c’era un tratto di contentezza, oppure di equilibrio interiore. Rise un poco fra sé e vide ridere anche l’immagine dello specchio: un bel tipo aveva riportato a casa dal viaggio!”.
E’ quando ci riconosciamo e ci sorridiamo nello specchio che la vita ha trasformato anche noi, come Boccadoro, in “un bel tipo”. E’ quando i pezzi della nostra vita, come i frammenti dello specchio, si rimpiazzano l’un l’altro e si sistemano uno alla volta con il procedere del viaggio nelle peripezie della nostra trasformazione psichica. Nel momento in cui ci si appropria del “motivo” del nostro procedere tutti i pezzi si rivelano frammenti di uno specchio che ricompongono la sola immagine del nostro volto. A questo proposito Carl Gustav Jung scrive: “Lungo il cammino della vita, non facciamo che incontrare sempre di nuovo noi stessi sotto mille travestimenti”.
E nella biografia di Tadeo Isidoro Cruz, Luis Borges racconta: “Nella notte in cui, con i suoi uomini, era sul punto di catturare l’assassino a cui dava da tempo la caccia, ebbe il suo lampo e cominciò a comprendere. Comprese che un destino non è migliore di un altro, ma che ogni uomo deve compiere quello che porta in sé. Comprese il suo intimo destino di lupo, non di cane da gregge, comprese che l’altro era lui.”
C’è nel nostro tentativo costante di ricomporre una totalità con i frammenti dello specchio la necessità di prendere i singoli pezzi di ciò che siamo e di ciò che accade, di riproporli e di riformularli costantemente per rappresentare quel senso che ci sfugge, quel senso che costruiamo quando abbattiamo quel sottile confine che divide l’ovvio dal profondo.
E quando troviamo il “senso”, allora ci è chiaro il disegno secondo il quale i pezzi si ricompongono.

Ed è nella nostra sfida di  ricomporre i pezzi e di riconoscerci nell’immagine che ci rimanda lo specchio che spesso, come Alice nel paese delle Meraviglie saltiamo “Oltre lo specchio” per appropriarci di tutta  la “complessità del senso” fra la percezione immediata e il senso dell’assimilazione. E per arrivare al “senso” come Alice dobbiamo non dobbiamo stupirci se per arrivare in un posto è necessario camminare nella direzione opposta, dove il tempo scorre al contrario, dove per restar fermi bisogna correre a perdifiato. Un mondo in cui il passaggio dalla realtà al sogno avviene in modo dolce e morbido inserito in una continuità e non in una frattura.